martedì 6 gennaio 2015

E alla fine arriva Lewis....

Male, mi sento male.
Non può essere un semplice raffreddore, questo è Ebola signori miei...questa è Peste Nera...
Tossisco durante tutto il turno, gli starnuti non li conto più, nessuno mi capisce parlare perchè ho perso la voce e non riesco a pronunciare più alcuni suoni avendo il naso chiuso.
Mi accuccio dietro il bancone, mi lamento come un cane appena investito, non mi arriva ossigeno al cervello, respiro male e quando tossisco è come se mi si spaccassero i polmoni.
In qualche modo si fanno le 10 di sera e finisco, mi trascino a casa nella notte gelida, sento la febbre alta. Mangiucchio qualcosa in cucina ma non sento i sapori, di fumare non se ne parla. Lewis mi chiede premuroso come sto.
Per mezzanotte sto malissimo, la testa mi esplode e mi fanno male ossa che nemmeno sapevo di possedere....quel senso di disperazione che ti viene solo quando stai così male inizia a prendere il sopravvento, mi sento sola e mi sento uno schifo e mi sono rotta le palle.
Mi soffio il naso per la centocinquantesima volta, sono circondata da fazzoletti, sono emotiva e mocciolosa, mi arrendo, scrivo a Lewis.
"Vieni?"
Lewis:"Ora?"
"Please"
Lewis:"Finisco alle 2 di notte, l'ultima band registra alle 12"
"Please"
"Ok, non ti preoccupare, mi voglio assicurare che tu stia bene"
MI addormento, o svengo.
Mi sveglio alle 2, è fuori dalla porta.Mi infilo un cappotto pronta ad uscire per pagargli il taxi ma lo trovo li da solo, con il suo stupido cappotto senza 2 bottoni e il cappello calcato sulla testa. Lo faccio entrare , mi abbraccia, non ho le forze, mi trascino in camera da letto, do due colpi di tosse che mi scuotono le cervella. Mi accascio dolorante sul letto , gemo ,rimbambita.
Lewis si leva cappotto e cappello , credo mi chieda come sto....credo di aver risposto "Di merda", mi trascino sotto le coperte, mi raggiunge, ma prima mi dice che ha un regalo per me , ed esce una barretta di cioccolata dalla tasca.
Da qualche parte nel rimbambimento penso che è un vero peccato che non riesca a sentire i sapori,
Mi accoccolo accanto a lui e con un filo di voce gli chiedo come è andata la giornata, piano piano , mentre racconta , mi sento meglio.
è incredibile quanto sarebbe cambiata questa nottata senza lui qui accanto a distrarmi, non  mi sembra nemmeno di stare così male, do altri due colpi di tosse....mi sbagliavo, muoio.
Mi stringe e mi dice che domani prima di andare all'università viene con me dal dottore.
Gli dico che non c'è bisogno, che è già tanto che è venuto alle due di notte a casa mia solo per vedere come stavo.
Mi dice di non essere sciocca, mi dice che non mi avrebbe mai lasciata sola a marcire nel letto, malata, mi dice che sperava gli chiedessi di raggiungermi.
Mi bacia....Dio quest'uomo è davvero coraggioso....sono struccata, malata, bianca, ho la voce di un fumatore ultranovantenne e praticamente sono un distributore automatico di batteri.
Mi addormento.
Mi risveglio, è ancora notte, mi giro e lo vedo dormire accanto a me, pacifico come un angelo...mi accorgo solo ora di quanto bianca sia la sua pelle.
Mi riaddormento, sempre più dolorante,
Mi sveglia lui verso le 8:00 , sto peggio di ieri, lui è davvero preoccupato. Ho i linfonodi del collo enormi...mi prende il panico, sto morendo .
Usciamo, il cielo è grigio e cupo, piove e c'è freddo.
Rabbrividisco dentro il giaccone, e tremo sotto il cappuccio.
Mi prende la mano e camminiamo per 5 minuti sotto la pioggia ,verso lo studio del medico...mi accuccio più che posso al suo braccio . Si ferma e si mette a ridere, si piega e mi bacia :"Sembri E.T."....Prego?  .....:" Si si E.T. quando lo porta in giro ed è malato....tutta bassa e accucciata con il
cappuccio e che fai quegli strani suoni."
Lewis quegli strani suoni sono i miei polmoni che nel vano tentativo di prendere ossigeno...rantolano.
Entriamo dal medico, tutto prenotato fino a Marzo 2078.
Mi trascino fuori, Lewis fa un pò avanti e indietro indeciso sul da farsi. Io sento freddo e mi sento sconfortata.
Mi riporta a casa, mentre camminiamo , per un breve attimo, sento che quella mano da stringere è tutto quello che ho, sento che forse oggi che sto così male non fa niente se lascio che si prenda cura di me, che mi aiuti a fare qualcosa che sola non avrei potuto...chiama il taxi, andiamo in centro ed entriamo nella clinica, la donna al banco mi fa domande di tutti i tipi.
Arrivata a :"Se non fossi venuta qui dove saresti andata?" la guardo stanca e le dico :"Al cimitero?"...mi guarda, non ride.
Lewis riprende le redini della conversazione.
Quell'impicciona mi chiede pure :"E oggi con chi sei venuta?"
Sto per risponderle :"Fatti i cazzi tuoi brutta mucca"
Lewis mi afferra un braccio e risponde timido e gentilissimo:"Just a friend, Lewis".
Ci sediamo e poco dopo chiamano il mio nome, mi visitano e mi danno un foglio con un sacco di info ...sul raffreddore.
Ma come il raffreddore.
Ho la Spagnola , come minimo, la peste bubbonica...se va tutto bene.
No ho solo il raffreddore.
Lewis mi guarda preoccupato, non è convinto.
Gli dico che ho fame e che gli pago la colazione. 
Andiamo da Starbucks e me la paga lui.
Ci sediamo al piano di sopra su dei divanetti accanto la vetrata e parliamo, di tutto, per ore, fa battute continue, ridacchio con il respiro soffocato dalla tosse, è davvero buffo.


Il sole si fa spazio tra quel materasso di nuovole grige e si riflette su qualche palazzo di vetro, la luce illumina tutta la zona e i suoi occhi diventano di un azzurro sempre più scuro, quando sparisce il sole tornano azzurro chiaro quasi grigi, lo bacio, socchiudo gli occhi e gli guardo la mascella ....ha un pò di barba....quella della lunghezza che uccide per come punge....è rossa... o comunque da sull'arancio, gli guardo le guance con qualche lentiggine, anche le ciglia sono biondo rossastre...
Andiamo in libreria, mi bacia sulla scala mobile e sento dalle casse la canzone "Home " di Gabrielle Aplin...la canzone che mi ha portata fin qui.
La perfezione del momento mi fa vacillare, poi mi rendo conto che in realtà sto davvero male.
Chiamo a lavoro , risponde Tom Collins, mi augura di riprendermi con una voce davvero poco convinta.
Andiamo a pranzo, ma prima ci fermiamo in un negozio di strumenti musicali, non riesco  a staccarlo dal pianoforte.
Le sue dita sottili si muovono velocissime sui tasti,  note tristi , note allegre...fa uscire di tutto da quel piano.
Gli chiedo dove ha imparato a suonare.
Ha imparato da solo, a orecchio.
Mentre andiamo a pranzo mi guardo nel riflesso di una vetrina.
Sono terrificante, ho i capelli spettinati sotto il cappello, non ho un filo di trucco, il colorito di una comparsa dell'alba dei morti viventi e indosso dei leggings vecchi con degli scarponcini che non c'entrano una fava e un vecchio maglione largo che mi lascia una spalla scoperta.
E....udite e udite....Non mi interessa.
Mi guarda come se fossi una fata.
Ci sediamo e mangio un sandwich al salmone. Gli chiedo se gli piace il sushi....mi fissa....lo fisso....mi fissa ancora.
Che ho detto?
Ah....già....è vegetariano.
Gli chiedo cosa mangia a colazione..
Cornflakes.
Uhm speravo qualcosa di più...non lo so ....vegetariano.....tipo pane di kamut con miele coltivato in malesia.
Si è fatto tardi , ha anche saltato la lezione all'università per stare con me, mi accompagna alla fermata dell'autibus anche se è nell'altra direzione.
A casa mangio tutta la cioccolata e ci butto su 2 pillole e un bicchiere d'acqua, mi accoccolo sul tappeto e mi avvolgo nel piumone .....mi addormento guardando la tv.
Entra Ricardo, sbatacchia tutti gli sportelli,grugnisce qualcosa in portoghese e si mette a fare le pulizie di primavera....lì e in quel momento.....fanculo.
Mentre guardo le foto scattate nel pomeriggio, mi arriva un sms di Rick....e certo che mi arriva un sms di Rick.
Una foto di una padella.
Provo a fare la carbonara, mi devi fare assaggiare quella originale.
Io:"inizierei togliendo i funghi"
Lui:"ho molto da imparare"
Io:"La pancetta è a cubetti?"
Lui:"Strisce"
Io:"Dimmi almeno che hai messo parmigiano e pecorino.
Lui:"non ne avevo"
Io:"ok sweetie, qualche volta ti cucino una carbonara."
Gli dico che sono stata poco bene , mi consiglia delle medicine, ce le ho già gli mando la foto dello scatolo.
Mi risponde..."Ben fatto, starai bene, mi prenderò cura di te"......rileggo l'ultima frase....la leggo altre 5 volte.
Passo il tel a Ricardo allibita.....butta un occhiata annoiata, e sempre annoiato si mette a fissare di nuovo il pc, ma stavolta con un ghigno in faccia.
Ah ora ti prenderai cura di me....e come esattamente??? consigliandomi medicine che già ho , quando già le ho prese e dopo che qualcuno mi ha già tenuto la mano e portato dal medico ? Facile.


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